Cenni storici
Il Suino Nero Lucano è una razza legata alle vicende storiche e pastorali dell’Italia appenninica. Già in epoca pre-romana i flussi migratori dal centro Italia verso il Sud favorirono la diffusione dell’allevamento di suini lungo la dorsale appenninica. Nell’ottocento suini a mantello nero erano diffusamente allevati all’aperto lungo i contrafforti appenninici e nelle aree incolte e vagavano liberi nei sobborghi cittadini. La gestione piuttosto tollerante dei confini tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie continuò a favorire gli scambi e la diffusione di questa popolazione suina particolarmente rustica e capace di utilizzare risorse alimentari povere.
Agli inizi del 1800 Francesco I di Borbone realizzò il primo incrocio tra la cavallina lucana e un Large White, chiamato York, con cui ebbe un aumento della taglia dell’animale. Tale incrocio più ricco in grasso e in carne, rendeva più solida l’autosufficienza alimentare delle popolazioni locali.
Fino alla prima metà del 1900, ogni regione d’Italia evidenziava una sua razza autoctona di colore prevalentemente scuro allevata allo stato brado, con un accrescimento molto lento ma che sfruttava il pascolo nelle macchie e nei boschi. In passato questa razza era molto diffusa in tutta la Regione, anche se era prevalentemente presente nei boschi.
Quattro erano i tipi morfologici che nel secolo scorso si potevano rinvenire nel meridione d’Italia: il Calabro-Lucano, l’Appulo Lucano o Mascherino, la Cavallina e l’Italico.
Il suino nero lucano è quasi certamente riconducibile ad una o più di queste razze. Secondo alcuni all’Italico e all’Appulo lucano, secondo altri sarebbe, invece, discendente della sola razza Cavallina.
L’abbandono delle razze autoctone agli inizi del XX secolo fu causata dell’introduzione incontrollata di razze cosmopolite, rischiando l’estinzione, poiché l’attenzione degli allevatori si era concentrata soprattutto sulle razze bianche migliorate.